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L'orcoL’ORCO Nel Belpaese, un posto non lontano ma neppure vicino, viveva un terribile orco. Era gigantesco, sporco, puzzolente. Naturalmente non aveva amici e tutti quello che lo vedevano scappavano, gridando per lo spavento. Come tutti gli orchi di questo mondo, quando aveva fame, divorava tutto quello che gli capitava tra mano. Si era giá mangiato metá delle bestie della foresta, molti cervi, parecchi bufali, alcuni cinghiali e numerose lepri. Aveva abbattuto una cinquantina di alberi per farsi degli stuzzicadenti e come dessert, di volta in volta, si mangiava alberi di pesche, mele, albicocche. La gente del paese era disperata. Cosa avrebbe mangiato, ancora, l’orco? Lo scoprirono presto. Un giorno l’orco incontró un pastore con il suo gregge. Cominció ad ingoiare una pecora dopo l’altra, e alla fine, ingoió anche il pastore, tutto intero, senza masticarlo. “Questo sí che è un ottimo spuntino, ma ho ancora fame”, bofonchió l’orco con la sua vociaccia sgradevole. Ermelinda e Gerlandino, due brave persone, andavano al mercato sulla loro vecchia cinquecento. Erano arrivati, quasi alla fine della foresta, quando una manona acchiappó la macchina e la sollevó da terra. Era l’orco. Aprí la boccaccia enorme e inghiottí tutto. La gente del luogo si chiuse in casa, sprangó le porte e rinforzó le finestre. Molti si nascosero nei rifugi anti-bombardamenti. Un giorno, l’orco, piú affamato che mai, a passi lenti, si diresse in cittá e precisamente verso la scuola. Sbadigliava si continuo per la gran fame, poi arrivato a destinazione, allungó le mani bisunte con le unghione orlate di nero e mangió tutto ció che c’era nell’aula scolastica, compresi maestra e bambini. “Ora sto meglio”, tuonó soddisfatto. Fece un ruttone, starnutí e se ne andó per fare un pisolino in foresta. Tutta le gente di Belpaese si radunó nella piazza del Municipio. Le mamme e i papá piangevano tutti. “Mandiamo i soldati”, proposero il sindaco e tutti i suoi consiglieri. Proposta accettata. Mezz’ora dopo un battaglione di soldati con le armi e l’elmetto, 14 carri armati e 25 cannoni circondarono l’orco. Quando tutti ebbero preso la mira, il generale gridó: “Fuoco”. Una pioggia di proiettili si abbatté sull’orco. Non lo svegliarono nemmeno. Solo un grosso proiettile di cannone che gli era entrato in un orecchio, gli fece il solletico. L’orco si giró prima su un fianco e poi sull’altro e schiacció tutti i cannoni. I poveri soldati, mortificati, si ritirarono in caserma. Chi avrebbe fermato il terribile orco? Il sindaco e tutti i suoi consiglieri si tenevano la testa tra le mani, cercando di farsi venire un’idea. Ma è difficile avere delle idee, quando si ha una grande confusione in testa. Improvvisamente il sindaco si sentí tirare la giacca. E vide una bella bambina dai capelli castani e dagli occhi versi. Si chiamava Reby (diminutivo di Rebecca) e nell’ultima settimana non era andata a scuola perché era stata influenzata ed ora era guarita. Reby disse al sindaco: “Perché non proviamo semplicemente a chiederglielo? “ ”Che cosa?”, disse il sindaco. “Chiediamo all’orco di restituire i bambini, la maestra e il pastore e poi di lasciarci in pace”, disse Reby. Il sindaco e i consiglieri cominciarono a sghignazzare e a prendere in giro la bambina. ********************************** Le “buone maniere”
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